Il rischio biologico, cos’è e come si valuta
Infezioni, allergie o intossicazioni derivate dall’azione di microrganismi e pericolose per la salute dei lavoratori: il Testo Unico sulla Sicurezza introduce in questo modo il capitolo dedicato al rischio da esposizione ad agenti biologici che possono insorgere in determinate situazioni lavorative. Questi agenti vengono classificati in quattro gruppi specifici a seconda del grado di pericolosità della malattie che possono provocare, di propagazione nella comunità e di esistenza di antidoti, misure profilattiche o terapeutiche adeguate.
I fattori di rischio sono numerosi ed occorre che il datore di lavoro pianifichi tutte gli strumenti necessari per prevenire e contrastare il problema adottando misure igieniche e di emergenza, promuovendo l’uso di dispositivi di sicurezza individuale come mascherine, guanti e indumenti specifici e, più ingenerale, predisponendo un’adeguata formazione dei dipendenti relativa all’esposizione agli agenti biologici.
Batteri, virus, funghi, parassiti: la loro propagazione è possibile in tanti luoghi di lavoro potenziali dove non si adottano le giuste misure di igiene ed è per tale motivo che il datore di lavoro, per condurre un’adeguata valutazione del rischio, deve tener conto di tutte le informazioni possibili sulle caratteristiche di un agente biologico in relazioni al tipo di attività svolta in azienda:
- Il livello di pericolo delle malattie che può generare
- gli effetti allergici e tossici
- la presenza di lavoratori con particolari patologie
In base ai rischi accertati, è necessario seguire i principi di buona prassi microbiologica adottando le giuste misure tecniche, organizzative, procedurali e igieniche come, nei casi più a rischio, la disponibilità di servizi sanitari provvisti di docce e di eventuali lavaggi oculari e antisettici per la pelle e di regole precise sull’utilizzo e la dismissione di indumenti contaminati da tenere separati da quelli disinfettati o, se necessario, da distruggere.